Microbi in viaggio... Le intossicazioni alimentari nei viaggiatori

Le vacanze sono ormai solo un lontano ricordo,

a meno di non aver portato come "souvenir"

di un esotico soggiorno qualche spiacevole strascico?

G. Rondinini

 

I viaggi all'estero in zone tropicali ed equatoriali per turismo o per lavoro sono in continuo aumento, ma l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) segnala che negli ultimi anni oltre il 70% di questi viaggiatori ha accusato, durante il soggiorno o al ritorno  a casa, problemi di salute divario tipo.

Tra di essi, la causa maggiore di malessere è data da una forma di gastroenterite di origine alimentare conosciuta comunemente come "diarrea del viaggiatore".

La sindrome si manifesta nei primi giorni del viaggio o del soggiorno con durata ed intensità variabile a seconda delle resistenze specifiche dei soggetti, della lunghezza del periodo, nonché della destinazione. I Paesi riconosciuti più a rischio sono quelli dell'Africa Centrale, del Sud-Est asiatico, del Medio Oriente e del Sud America e comunque tutte quelle aree del pianeta nelle quali le condizioni igieniche generali sono più carenti. Il periodo di latenza della malattia è breve, di solito entro 72 ore e si manifesta con dolori addominali, diarrea, vomito, accompagnati da malessere generale e, talvolta, da febbre.

I fattori predisponenti possono essere molteplici: clima, cambio di alimentazione, stress del viaggio, alterazione dei bioritmi per variazioni del fuso orario, ma la causa principale rimane quella di natura infettiva, legata al comportamento alimentare. Numerosi cibi e bevande infatti possono veicolare batteri, virus, e parassiti, agenti eziologici di questa sindrome che può manifestarsi in forma lieve o creare situazioni gravi.

È una forma infettiva e la sua trasmissione avviene sempre per via  oro-fecale, cioè attraverso alimenti contaminati da agenti patogeni eliminati con le feci.


Cause

Gli agenti patogeni sono numerosi e variabili da una zona all'altra: segnaliamo quindi quelli che, dai dati epidemiologici esistenti, si sono rivelati la causa più comune della sindrome.Tra i batteri, il responsabile più frequente si è rivelato Escherichia coli ceppo enterotossinogeno (ETEC), seguito dai ceppi di E.coi enteroinvasivi edenteropatogeni in generale. Tali microorganismi presentano una notevole capacità invasiva delle cellule epiteliali della mucosa intestinale, dove si moltiplicano rapidamente causando una reazione infiammatoria acuta. Altri casi sono stati provocati da Salmonelle (Salmonella tiphy o altre specie), Shigella dysenteriae, Aeromonas hydrophila,Yersinia enterocolitica, Campylobacterjejuni (alimenti a basa di pollame), Vibrioparahaemolyticus (prodotti ittici crudi o poco cotti).

Oltre ai batteri la "gastroenterite del viaggiatore" può essere causata anche da virus e da parassiti. Tra i virus Rotavirus, Adenovirus e Norwalk virus; tra i parassiti Giardia lamblia, Entamoeba hystolyticaCryptosporidium parvum.

Gli alimenti coinvolti possono essere i più vari, spesso però accomunati da alcune caratteristiche: cibi sia di origine vegetale che animale consumati crudi, preparazioni cotte e raffreddate all'ambiente, preparazioni manipolate ed elaborate con mescolanza di ingredienti cotti e crudi, gelati e bibite sfuse, acqua di rubinetto, alimenti in genere venduti sfusi (da venditori ambulanti).


Prevenzione

L'evoluzione della malattia è sempre favorevole, almeno in soggetti con integre difese immunitarie ed esiste, quando necessario, una efficace terapia antibiotica, ma la cura migliore rimane comunque la prevenzione dell'insorgere della malattia.

I suggerimenti in questo senso indicano di seguire regole di igiene personale tali da ridurre al minimo la possibilità di venire a contatto con fonti di contaminazione (es. lavarsi spesso le mani) e di selezionare accuratamente alimenti e bevande.

Un corretto comportamento alimentare può essere riassunto come segue:

  • ·     Non bere acqua di rubinetto, ma sempre acqua minerale da bottiglia sigillate. Nel dubbio che l'acqua dei servizi possa essere contaminata, usare quella minerale anche per lavarsi i denti;
  • ·     Bere bibite provenienti da bottiglie sigillate e non utilizzare cubetti di ghiaccio;
  • ·     Bere solo latte confezionate (pastorizzato e a lunga conservazione); in alternativa farlo preventivamente bollire;
  • ·     Evitare verdure crude, carni, prodotti ittici, prodotti d'uovo, crudi o poco cotti, frutta servita già sbucciata o tagliata;
  • ·     Evitare preparazioni alimentari anche cotte, ma servite a temperatura ambiente; elaborate, manipolate (insalate di carni e verdure, paté, antipasti, torte con creme);
  • ·     Evitare alimenti sfusi quali gelati, bibite, dolci e cibi di ignota composizione, soprattutto se venduti da ambulanti.

Possono invece considerarsi sicuri alimenti cotti serviti carni, frutta sbucciata personalmente, caffè, the, birra, vino e bevande alcoliche in genere. In ogni caso, rientrando da un viaggio in una zona "a rischio", è consigliabile effettuare analisi microbiologiche e parassitologiche, in quanto i microrganismi possono colonizzare l'intestino umano senza causare sintomi specifici, ma rendendo ugualmente il "portatore" in grado di contaminare altre persone.

 

Gabriella Rondini

Dipartimento di scienze degli Alimenti

Università degli Studi di Udine

 

Indietro